Il finto PCI la morte del Generale Dalla Chiesa e La Torre

DallaChiesa

 

(Prefazione di Giuseppe Angiuli)

In occasione dell’anniversario della morte del generale Dalla Chiesa (nella cui scorta pare ci fosse un certo Antonio Di Pietro), è assai utile leggere con estrema attenzione le rivelazioni-shock di Piero Laporta, secondo cui:

1 – Il PCI di Berlinguer si sarebbe venduto agli USA quanto meno dal 1973 (ed anche per questo motivo lasciò tranquillamente ammazzare Moro dalle sedicenti B.R.);
2 – Dalla Chiesa e Pio Latorre sarebbero stati eliminati perchè avevano scoperto gli affari sporchi che si celavano dietro la base di Comiso in Sicilia (coinvolgenti anche il PCI);
3 – Le successive morti di Falcone e Borsellino potrebbero essere collegate al punto sub 2) e dunque chi oggi chiama in causa le presunte trattative intercorse tra Stato e mafia in realtà allude velatamente ai punti sub 2)-3).
Riflettano un pochino tutti gli ingenui estimatori del cugino sardo di Kossiga, santificato in piazza da un milione di babbei nel 1984!
Sbaglia chi ritiene che D’Alema e Veltroni abbiano “tradito” Berlinguer, quando all’evidenza sono stati i più coerenti continuatori della sua politica, appunto di tradimento.

di Piero Laporta

Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, ricominciamo da qui e dalla trattativa fra Stato e mafia, certificata dal generale Carlo Jean, braccio destro di Francesco Cossiga.
Giorgio Napolitano apparve preoccupato solo della trattativa degli anni ’90 tra Stato e Mafia. Quella trattativa non fu tuttavia la prima né la più importante, visto quanto intercorse fra Stato e Mafia per schierare gli euromissili a Comiso. La trattativa su Comiso è a sua volta collegata all’assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Molte verità sono in due archivi: quello dei servizi segreti a Forte Braschi e quello dei Carabinieri. La traccia qui svelata sarebbe inesorabilmente divenuta evidente agli occhi dei martiri Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo stesso filo passò nel telaio infetto di Vito Ciancimino, il cui figlio tuttavia sembra non sapere nulla, finora.

Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa.

Andiamo con ordine, facendo attenzione alle date.

Trent’anni fa, primavera del 1982, s’acuì lo scontro tra pacifisti e Partito Comunista Italiano (Pci), i primi contrari allo schieramento degli euromissili a Comiso, il Pci favorevole ma con pesanti ambiguità. L’anima del movimento pacifista antimissili fu Pio La Torre, a dispetto della sua qualità di carismatico dirigente del Pci. Al Pci non importava di La Torre, visto che dette via libera ai missili a primavera 1980, quando il Parlamento approvò la “doppia decisione” della NATO.

Chiara Valentini, biografa di Enrico Berlinguer, dichiarò più tardi che Pio La Torre nell’ultimo periodo era in crisi con la destra del Pci: ebbe divergenze con Napolitano che tendeva a rassicurare l’Occidente sulla politica estera del Pci e non s’intese più nemmeno con Paolo Bufalini (suo mentore politico della prima ora) che di lui disse: «Prendiamo con prudenza le parole di Pio perché è uno che è abituato a esagerare un po’, dalla mafia è ormai ossessionato». Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa.

La comprensione dei delitti siciliani passa attraverso Dalla Chiesa e La Torre, persino per i delitti precedenti, partendo da Portella della Ginestra e ancora più indietro. Delitti irrisolti nonostante l’incarcerazione di taluni (dubbi) manovali e il compiacimento di quanti declinano “mafia sconfitta”. La radice politico strategica è invece tuttora operante e vocata alla mutazione adattiva.

La “doppia decisione” fu resa pubblica a luglio 1980. Il governo italiano dette a intendere di schierare i missili in Veneto. Fu una manovra diversiva di Francesco Cossiga; gli americani avevano già deciso per la Sicilia, a Comiso, in provincia di Ragusa, sulla costa meridionale dell’isola. La “doppia decisione” della Nato poneva Mosca davanti a due alternative: smantellare tutti i propri missili a breve e medio raggio; oppure, se il Patto di Varsavia non avesse accettato, l’Alleanza avrebbe schierato gli euromissili.

 

Il denaro suggella gli accordi
I giganteschi lavori cominciarono. Lo sgangherato e vecchio aeroporto Magliocco di Comiso diventò idoneo come base per i sofisticati missili statunitensi e le relative tecnologie. Come inoltre vedremo, si resero necessari, anzi indispensabili, considerevoli lavori stradali, affinché fosse possibile ridislocare senza limiti logistici gli autocarri coi missili, portandoli sulle basi di lancio, sparse per l’Isola.

Agli inizi degli anni ’80 piovvero migliaia di miliardi di lire, tra finanziamenti nazionali e statunitensi. L’ammontare definitivo è incalcolabile; un “diluvio di denaro”. Gli appalti per la base furono conferiti direttamente dalle autorità statunitensi col benestare della loro Intelligence. E’ ovvio che chiunque abbia avuto parte in questa vicenda e ne abbia tratto vantaggio, sotto qualunque forma, deve averlo negoziato cogli Stati Uniti d’America. Questo vale anche per il Pci che ai missili aveva dato il proprio consenso. E’ appena il caso di ricordare che la trattativa si imponeva, come vedremo, anche con la mafia. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa. Dalla Chiesa.

Il punto unificante del consenso tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano? Al di là delle convergenze atlantiche più o meno dichiarate, il collante inconfessato non poté che essere il denaro.

D’altronde la composizione del consenso fra Pci e Dc doveva passare e passò, come vedremo, attraverso l’indispensabile consenso della mafia, la cui sensibilità per il denaro è un fatto incontrovertibile e dirimente. La convergenza fra Pci e Dc non poteva quindi che passare mediante il medesimo denaro cui era interessata la mafia.

Il dibattito sugli Euro-missili fu acceso dal cancelliere tedesco Helmut Schmidt, a primavera del 1977.

Meno d’un anno dopo Giorgio Napolitano guidò la delegazione del Pci a Washington – 4 al 19 aprile del 1978 – per garantire l’affidabilità atlantica del Pci. Erano i primi giorni di prigionia del presidente Aldo Moro, rapito per essere ucciso per mano delle Brigate Rosse.

Il tentativo della Democrazia Cristiana di far negare il visto da Washington alla delegazione del Pci fu un clamoroso fallimento. L’ambasciata statunitense a Roma, d’intesa col dipartimento di Stato, garantì il visto. Essa individuò evidentemente un preciso tornaconto per scontentare la Dc, apparentemente il partito più vicino agli Usa in quel momento. Era ancora davvero così vicina? Lo era anche dopo la dichiarazione di affidabilità atlantica del Pci, di due anni prima?

Quattro giorni prima delle elezioni politiche di giugno 1976, Enrico Berlinguer rilasciò un’importante intervista a Giampaolo Pansa del Corriere della Sera. «No, siamo in un’altra area del mondo» rispose a Pansa che domandava se Mosca gli avrebbe fatto fare la stessa fine di Alexander Dubcek [il leader della Primavera di Praga, NdR]. «Insomma – insistette Pansa – il Patto atlantico può anche essere uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà?» Berlinguer diede una risposta che provocò sgomento a sinistra e sorpresa a destra:«Io voglio che l’Italia non esca dal Patto atlantico anche per questo e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, sotto l’ombrello della NATO, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi di limitare la nostra autonomia».

Quella intervista stravolgeva il quadro politico italiano. Un tale passo non poté essere compiuto senza una preventiva azione esplorativa circa il favore che avrebbe incontrato negli Stati Uniti. In caso contrario, l’intervista di Enrico Berlinguer a Giampaolo Pansa sarebbe stato un inutile atto temerario, in conseguenza del quale il segretario generale del Pci sarebbe potuto rimanere in mezzo al guado se la risposta di Washington fosse stata tiepida sia ufficialmente che ufficiosamente. Pertanto si deve necessariamente presumere che la linea Berlinguer avesse sostegni ben concordati a Washington e forse non solo lì. La riflessione e le caute esplorazioni iniziarono dopo il fallito attentato a Sofia nel 1973, o prima?.

Il 3 ottobre 1973 Berlinguer tenne una veloce visita a Sofia. Nella capitale bulgara incontrò i dirigenti del partito comunista e quella stessa sera stava tornando in Italia. Sulla strada per l’aeroporto, nella coda del traffico, un camion militare, proveniente dalla corsia opposta, si staccò dalle altre auto e colpì violentemente la vettura su cui viaggiava Berlinguer. Il segretario del Pci si salvò miracolosamente; l’interprete morì e gli altri due funzionari erano in condizioni critiche. Berlinguer decise di tornare subito a Roma e non passare la notte in ospedale come gli fu proposto.

L’attentato fu tenuto accuratamente nascosto dal 1978 al 1991.  continua su …


 

Misteri d’Italia – Di Pietro nella scorta di Dalla Chiesa, una storia mai raccontata (Italia Oggi) 

2 Dalla Chiesa La Torre – Oltre la notizia – di Piero Laporta